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È di Catania, di professione avvocato.

Eletto recentemente, per mancanza di coesione e di attività nel partito moderato di quell’illustre città, egli è venuto in Parlamento ad aumentare il numero dei dissenzienti della sinistra.

La sua parola aspra, alta-tonante e avvocatesca al possibile fa tutti gli sforzi dei mondo per mettersi all’altezza di quella del Minervini, senza, ben inteso, che le sia dato pervenirvi.

Non sapremmo dire altra cosa di lui.





Fa parte del numero di quegli intrepidi luogotenenti di Garibaldi che lo seguirono sempre dalle sponde dell’Atlantico fino a quelle del Volturno.

Non ripeteremo qui ciò che abbiamo detto poco sopra a proposito del generale Bixio. Noteremo solo che il generale Medici non potè trovarsi a fianco immediatamente del suo illustre capo nella spedizione di Marsala, ma lo raggiunse poco più tardi con altra più numerosa mandatagli a rinforzo.

Quando accadde la fusione dei quadri dell’armata meridionale in quelli dell’esercito regolare, il Medici fu accettato in questi col grado di luogotenente generale. Egli era stato poco tempo innanzi eletto deputato, sebbene dobbiamo per dover di storici, avvertire che non prende parte attiva ai lavori della Camera, e che non ci è mai avvenuto di udirlo a parlare.