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la pena che lor si risponda. Gli uomini i quali giudicano certe azioni dei loro simili, anche i più onesti, ed avveduti, dietro la regola degli avvenimenti compiuti, senza por mente alle circostanze, e ai tempi nei quali coloro sul conto dei quali sentenziano, hanno potuto commettere quelle tali azioni, sono gente, che dan saggio, o di mal volere, o di poca esperienza delle cose di questo mondo.

A chi si rivolga col pensiero, a ciò che era l’Italia nel 1858, quando appunto si sparsero le voci di quell’ambizioso disegno dell’arciduca Massimiliano, non può poi recare tanto disdegno e meraviglia il fatto, sia pure avverato, che il Cantò credesse cosa buona, e se non buona, meno peggiore, quella di distaccare ad ogni modo il Lombardo-Veneto dall’Austria, dandogli liberali istituzioni, e un esercito nazionale. Non poteva egli accadere, ed anzi, non era egli da supporsi, che il Cantò ammettesse, e fosse disposto a favorire quella combinazione come un avviamento a cose migliori? Ma si è detto, dopo il 1859 ben inteso, e si dice anche adesso, a più forte ragione, era un’insania, il trattare con un principe austriaco, ed era una stoltezza il contribuire alla formazione di un novello statucolo, come se l’Italia, non fosse stata già a sufficienza appezzata. In verità, anche questa obbiezione, non ha agli occhi nostri, maggior valore, di quello che possa averne una profezia fatta dopo che l’avvenimento è accaduto. Chi poteva predire nel 1858 gli eventi miracolosi del 1859 e del 1860? Ammettiamo pure, del resto, che il Cantò avesse sbaglialo, ma da uno sbaglio ad una colpa, vi è gran divario, e ci pare che tanta animosità sollevatasi contro di esso, non solo sia stata soverchia per io sbaglio, ma quasi abbia oltrepassato i limiti della punizione, che avrebbesi potuto infliggere alla colpa.

Noi altri Italiani, tra i numerosi difetti che abbiamo, possediamo quello capitalissimo, di perseguitare di una gretta invidia coloro tra noi, i quali emergono dalla folla, e si estollono, fosse pur di un capello, al disopra del livello comune. A costoro un forestiero renderà giustizia sovente, un italiano, non mai. Invece farà