Pagina:Calani - Il Parlamento del Regno d'Italia, vol 2.pdf/414

Da Wikisource.

– 800 –

per non comprendere questa grande verità e per bouder la patria a cagione dei numerosi detrattori che in essa si annidano. Senza dubbio egli guarda più in alto e più lungi, e sa che la voce di chi gli grida contro oggidì non si spingerà che ad una ben meschina distanza nell’immensità del futuro, ove il di lui nome avrà senza dubbio un eco possente.




CINI BARTOLOMEO


deputato.


È di Pistoja ed appartenente ad una famiglia che ha saputo crearsi mediante l’industria di fabbriche di carta, una posizione e un’influenza incontestabili nel proprio paese.

Le qualità di mente che distinguono il deputato Cini, e il suo patriottismo illuminato hanno inoltre valuto a designarlo agli elettori di quel collegio per sceglierlo a proprio rappresentante. Non si può rimproverare al Cini ciò di cui si fa generalmente debito ai Toscani, cioè d’esser soverchio parlatore. — Il Cini, al contrario, non prende che molto di rado a discorrere, e quando lo fa, non manca di una certa eloquenza. E per prova non abbiamo che a citare il suo discorso in risposta all’onorevole Cordova, quando questi, in qualità di ministro d’agricoltura e commercio, proponeva la sua legge sull’oro, e lanciava contro i Toscani l’accusa di chineseria perch’essi preferivano servirsi delle monete d’argento. Il Cini gli ribattè il chiodo a dovere, e il Cordova, malgrado l’inesauribile facondia di cui madre natura l’ha dotato, non riuscì a parare il colpo che dando addietro.

Il Cini è uno dei più ragguardevoli membri dell’antica maggioranza; è inoltre un deputato diligente, che lavora negli uffici e ch’è spesso nominato a relatore di commissioni; vi è in esso la stoffa di un ministro.