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pena ebbe facoltà di sedersi in Parlamento, che scese giù da quella sorta di piedistallo di cui erasi servito per mostrarsi al pubblico, intendiamo dire, abbandonò la direzione del Diritto, che lasciò a chi ne volle, e si spogliò di tutta l’acrimonia, e la ferocia del frementismo per pronunciare con molta arte, e non poca saggezza dei discorsi, quali il membro il più moderato e assennato della Camera non avrebbe già sconfessati.

Nè di ciò vogliamo certo fare alcun torto al Bargoni, mentre sarebbe nostro desiderio ardentissimo, nell’interesse del paese, che il di lui esempio potesse avere numerosi imitatori; l’opposizione sterile perderebbe così taluno dei suoi membri i più focosi e il partito che agisce veramente per assodare il recente e non ancora coronato edificio nazionale acquisterebbe degli abili ed energici cooperatori.





È uno di quegli egregi napoletani, i quali hanno sofferto terribili persecuzioni dal Governo borbonico, per l’onestà del loro carattere, e pel loro patriottismo.

Il barone Bellelli, ha dovuto emigrare e vivere lunghi e dolorosi anni in esiglio, tanto che il suo animo nobilissimo ne è stato amareggiato in modo da doversene risentire la di lui salute.

Infatti il Bellelli, il quale a ragione era stato del Re elevato alla dignità senatoria, e che nella patria Napoli, esercitava una meritata influenza, la quale non poteva non contribuire assaissimo a facilitare il compito del Governo nazionale nelle provincie meridionali, ha per poco goduto dell’inesprimibile gioia di rivedere gl’incantevoli luoghi ove era nato, e ove trovavansi i suoi più cari, chè una di quelle malattie che derivano dai soverchi patema d’animo, quando meno la di lui famiglia e gli amici