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un dipartimento che non aveva titoli sufficienti, agli occhi del pubblico almeno, per amministrare. Ma il Depretis si chiamò accanto il Saracco, uomo di un abilità incontestabile, e aiutato d’altronde dalla propria intelligenza che non saprebbe essere messa in dubbio, si tirò benissimo d’affare.

Caduto il ministero Rattazzi, il Depretis tornò ad essere semplice deputato.

E qui è necessario gli si tributino quelle lodi che egli ampiamente merita, per lo zelo indefesso col quale assiste sì negli uffici, che nelle pubbliche adunanze, ai lavori parlamentari.

Il Depretis è uno di quei oratori di cui si può dire che la parola abbiasi ad ascoltare con frutto. Nè questo ci sembra, sia piccolo elogio.





Appartiene all’illustre famiglia milanese, la quale ha tra i suoi antenati, quel grand’uomo pietoso che la Chiesa santificò sotto il nome di san Carlo.

Il conte Vitaliano dette troppe prove di amor patrio nel 18A8, perchè gli Austriaci potessero tollerarlo in Milano e ch’ei dal canto suo, potesse rimanersi nella città nativa, quando le uniformi abborrite della soldatesca straniera, ne empievano le piazze e le vie.

Ritrattosi a Torino, ei fu uno di quei gran signori lombardi, come l’Arese, il Casati, e il Pallavicini, che servivano così prossentemente a tener desta la fiamma del patriottismo e il desiderio dell’unione al Piemonte, sebbene assenti dalla patria; tanto che quando accaddero gli avvenimenti del 1859, il terreno fu trovato bello e pronto, e non si ebbe che a dire si faccia perchè la cosa fosse compiuta.

Il conte Vitaliano, fu col Casati pure e coll’Arese elevato alla dignità di senatore, e ha sempre portato in quell’illustre consesso l’utilità del suo lavoro, e l’autorevolezza dei suoi avvisi.