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Napoletano; è uomo d’ingegno e liberale puro, sebbene spinto. — Dirige in Napoli il giornale Roma che vi fu fondato da Sterbini, e scrive a sbalzi, avventatamente come si addice ad uomo che si è messo nella via in cui egli s’è posto. Nella Camera parla agro talvolta; tal altra con certa violenza, e oltrepassa troppo spesso i termini convenienti ad un attacco che voglia produrre effetto.

E questo è appunto l’orrore dei più degli uomini della sinistra, eccetto tuttavia il Mordini, i quali volendo troppo, ottengono niente o pochissimo.

Se il Lazzaro riuscisse a stare nei limiti, ove non si lasciasse trasportare più lungi che non si debba dalla fuga di certa vivacità che ha del bilioso, noi siamo persuasi ch’egli potrebbe essere un oratore discreto e un deputato utile.





Nativo di Toscana sebbene di una famiglia oriunda francese, è entrato di buon’ora nella carriera amministrativa ed è divenuto abilissimo funzionario. Nominato a regio commissario quando si discusse in Senato e nella Camera dei deputati la legge sul registro e bollo ebbe campo, nel sostenerne il progetto, di dare chiare prove della sua istruzione in materia d’imposta e d’economia, tanto che più tardi venne elevato alla dignità di vice-presidente della Corte dei Conti, e ammesso a sedere nel Senato del regno. Quivi ei rende notevoli servigi come quello che è chiamato sovente a far parte delle più importanti commissioni, incaricato dell’esame delle leggi di finanza.