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malgrado gli aguzzini delle galere borboniche, conservata tutta la sua devozione all’Italia, e è riuscito finalmente, a vedere coronato di successo e realizzato il più ardente dei suoi desideri.

La patria ha tenuto conto all’Imbriani delle sue nobili qualità, e di quanto egli aveva sofferto a cagione di lei; quindi si è concesso all’illustre scienziato, una cattedra, dall’alto della quale, egli potrà far udire nobili ed elevate parole ai suoi allievi, che diverranno così più degni figli d’Italia. Egli è pure a buon dritto, che il professore Imbriani siede nell’augusto consesso senatoriale.





Tra la più eletta e maschia pei propositi gioventù milanese, alla quale la dominazione austriaca, oltre al sembrare una violentissima ed indegna usurpazione, non è mai apparsa come uno stato di cose, il quale avesse probabilità di durata, bisogna contare il Tullo Massarani, che studiosissimo, quanto caldo patriotta, ha volto sempre il pensiero ad affrettare la redenzione d’Italia.

Evidentemente l’Austria, non poteva non tener conto del dispregio e dell’avversione in cui la popolazione lombarda, aveva il suo Governo; e sebbene col numero della soldatesca, riuscisse quasi a comprimere ogni manifestazione del pubblico risentimento, tuttavia ella sentiva ogni dì più, che il terreno vacillavale sotto i piedi, tantochè alla prima disfatta delle sue armi, non si credè sicura che oltre al Mincio, sotto le formidabili batterie del suo quadrilatero.

Così è che quella in apparenza pacifica gioventù, o se non pacifica, almeno inerme, del genere del Massarani, incuteva un terrore e uno scoraggiamento continuo, al colosso dalle gambe d’argilla, ed affrettava l’ora in cui avrebbe vacillato sulla sua base, in attesa dell’altra più fausta, e che speriamo, imminente,