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chiedeva le innovazioni, la grande maggioranza del paese lenendosi invece più che paga delle antiche istituzioni, onde dar prove inconcusse di tali sue asserzioni andava chiedendo ai consigli comunali a mezzo degl’intendenti l’espressione de’ loro voti, espressione ch’esser doveva naturalmente calcata sulla modula di pieno soddisfacimento che emanava direttamente dal consiglio del ministero borbonico.

Or bene, essendosi ingiunto al dccurionato di Messina di esprimere ci pure il suo avviso sopra si grave argomento, e versando questo in tremenda incertezza, mentre se la sua dichiarazione risultava favorevole alle prescrizioni borboniche, erano evidentemente false, anti-patriotiche, anti-umanitarie, e dall’altro cauto s’essa si faceva interprete dei veri voti della popolazione messinese attirava inevitabilmente sul capo dei suoi autori l’ira e la vendetta inesorabile dei governanti, il Lella, con non poca presenza di spirito, prese a dimostrare in pieno consiglio come la Decuria non fosse corpo politico, ma semplicemente amministrativo, nei limiti anche del patrimonio comunale, quindi non competergli allatto l’agitare si rilevante questione, che d’altronde il suo mandalo provenendo dal sovrano, e non già dal popolo, perchè di nomina regia, non eragli certo dato d’esercitarlo a nome di quest’ultimo; infine, se slava proprio a cuore al governo di conoscere i desideri ed i bisogni del popolo, non aver esso miglior misura ad adottare che interrogarlo esso stesso aprendo i comizi generali.

Il Decurionato di Messina seguì anche in questa occasione il saggio consiglio del Lella e si rifiutò dall’esprimere il richiesto avviso. Il governo destituì il nostro protagonista dalla sua carica di decurione e da quella di presidente del tribunal di commercio.

Per amore di brevità passeremo sotto silenzio i suoi incessanti lavori, le sue corrispondenze pubblicate sui fogli liberali del Piemonte e spesso riprodotte nelli stranieri colle quali si denunziavano all’Europa le ingiustizie del governo borbonico, i reiterali indirizzi di Messina al Re galantuomo, i quali venivan poscia coperti di gran numero di firme, ed in mementi nei