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È nato nell’aprile del 1808 in Sanginetto nel Cosentino dagli onorati genitori Leopoldo e Fortunata Servadio.

Il di lui padre, che sopratutto al mondo curava l’educazione de’ propri figli, li tenne durante tutta la loro fanciullezza ed adolescenza in propria casa sotto, la sorveglianza propria e di un ajo; procurando loro i precettori i più dotti e solerti. Quando credè poterli allontanare senza loro danno dal letto paterno, inviò il nostro protagonista insieme al fratello in Sant’Adriano, nel collegio italo-greco, il migliore che fosse nelle Calabrie ed ove i due giovinetti studiarono con molto loro profitto le lettere greche e latine. Di là fu il Guinti inviato dal padre in Altomonte, sotto la guida e la sorveglianza di egregio professore, ad apprendere matematiche e filosofia.

Recatosi finalmente in Napoli, Francesco terminò i suoi studi col laurearsi nel 1820 in ambo i diritti.

Quantunque con trasporto egli avesse atteso alle discipline legali, pure fino dalla sua gioventù ebbe repugnanza ad esercitare la professione di avvocato, e sembrandogli più decorosa la carriera della magistratura, sentendosi la virtù e la forza di poterla degnamente percorrere, tentò il modo di entrare nel santuario della giustizia. Gli fu però d’ostacolo l’esser nato da una famiglia che dal 1780 in poi aveva sempre propugnati i santi principi della libertà; di lai guisa era difficile che sotto un governo dispotico e sospettoso, qual era il borbonico, gli fosse mai possibile di raggiungere l’ambito scopo.

Essendosi di ciò ben convinto, pensò a condurre vita tranquilla e privata nel seno della propria famiglia, ove si distrasse coltivandole lettere, e si propose giovare ai propvi compaesani col prestar, come fece sempre, gratuitamente l’opera sua a tutti coloro che potevano abbisognarne, sopratutto ai più poveri.