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miani si è pur fatta udire, e dopo la guerra del 1859, quando-il conte di Cavour è risalito al potere, si è voluto collega il nostro protagonista affidandogli il portafogli dell’istruzione pubblica. Il Mamiani esitò alquanto nell’accettarlo, giacchè gli conveniva rinunciare ai diletti suoi studi, gli conveniva rinunciare alla sua cattedra di filosofia della Storia in cui egli dettava lezioni seguite da numerosissimo uditorio. Tuttavia la sua devozione al paese ed al sublime statista che gli affidava quel portafogli lo indussero ad accettare.

E qui ne sia permesso citare di nuovo il Saredo:
«La notizia, dice egli, che finalmente alla direzione dell’insegnamento era stato chiamato un filosofo eminente, uno dei più egregi professori della facoltà di Torino, giudice competente perciò dei bisogni dell’istruzione, fa accolta con unanime soddisfazione, non solo dai membri del corpo insegnatile, ma altresì dalla pubblica opinione, che domandava pronte ed urgenti riforme. La legge organica del 15 novembre 1859, pubblicata dal Casati e compilata sotto la sua direzione da uomini distinti, segnava un vero progresso: ma fu giudicata insufficiente; e a renderla tale concorse non poco il pronto ingrandimento del Regno per cui molle disposizioni divenivano o superflue o poco consone con le nuove condizioni politiche dello Stato.

«Il Mamiani non tardò a vedere quanto fosse grave e pronta la necessità di recare alla legge quelle modificazioni le quali senza indebolirne lo spirito generale, pure l’adattassero ai bisogni sentiti. Egli era anzitutto convinto della necessità di liberare a poco a poco l’insegnamento superiore dalle pastoje legali e disciplinane che lo inceppano e lo rendono per molte parti infecondo; egli voleva nello stesso tempo che nelle università potessero esser chiamati quanti professori eran richiesti dall’importanza delle scienze che si dovevano professare.

«Con questo intendimento egli presentava al Parlamento due progetti di legge: con uno egli chiedeva facoltà pel ministro di determinare ogni anno nel bilancio il numero dei professori ordinari: con l’altro,