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perspicacia e coraggio salvò queste provincie da temute collisioni operando lo scioglimento de’ corpi svizzeri, e assunse atteggiamento forte davanti alla minacciosa invasione d’Haynau.

La fama del Preside di Bologna suonava dovunque, e Roma lo acclamava ministro dell’interno. Nominato a questa carica, partì per l’eterna città, ma dallo stato delle cose conoscendo ch’altro non era a lare che salvare l’onore delle armi italiane, declinò l’ufficio di alto ministro per riporsi alla testa de’ suoi commilitoni del Veneto che tosto venner chiamati alla difesa di Roma. Ivi combattè Berti Pichat più volte e sempre valorosamente, ma nel giorno 15 giugno 1849 diede prove sue straordinarie ai Monti Piccoli, sostenendo un attacco alla bajonetta nel quale fu in grave pericolo, riportando solo traforato il proprio cappotto, e vincendo contro numeroso corpo di assedianti, e eroicamente riconquistando le posizioni perdute.

Cadde Roma, e Berti Pichat fu obbligato di esulare in Isvizzera, poi in Piemonte, ove si stabilì in campagna, dedicandosi a’ suoi studi prediletti. Ivi illustrò l’Italia alla pubblicazione della più grand’opera italiana de’ nostri tempi, in materia agraria, le Istituzioni scientifiche e tecniche o Corso teorico e pratico di Agricoltura, opera che renderà immortale il suo nome, e che anco francesi e tedeschi altamente commendarono.

Le molte sue pubblicazioni procurarono al Berti Pichat l’onore di essere ascritto alle più celebri accademie, e segnatamente al francese istituto delle scienze, e appena ritornato dal decennale esilio fu eletto presidente della società agraria di Bologna, come in qualunque cosa dipendente dal volo dei cittadini, il suo nome brillò ognora fra i primi eletti. Amato, venerato, stimato per l’altezza dell’ingegno, per l’integrità e probità antica del carattere, per la severità de’ costumi, qual deputato di Bologna siede nel Parlamento Italiano ad onore e lustro del celebre consesso.