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di tanto sangue, uno dei primi suoi atti fu quello di ordinare o almeno di approvare la carceratura del Catucci, accusato per la millesima volta di esser capo d’un complotto tendente a rovesciare la monarchia. Accusa vaga ma terribile che popolò di tanti nobili martiri le prigioni e le galere del Napoletano.

I giornali francesi parlarono di quell’arresto ed augurarono a ragione malissimo di un regno che cominciava con tali auspici. Tuttavia anche questa volta il Catucci fu tratto fuora di carcere, e lo fu mediante le cure del cavaliere Cesare Gallotti, reggente allora il portafoglio di grazia e giustizia.

Finalmente i Borboni furono cacciati da Napoli Catucci, subito, nel 1860, veniva nominato a giudice della gran corte criminale, ed ebbe missione di presidente del tribunale di Avellino. Ma egli rinunciava alla magistratura ed era dal collegio di Atripalda eletto deputato al Parlamento nazionale in cui prendeva posto alla sinistra per meglio dimostrare la propria indipendenza, ed agli importanti lavori del quale prende moltissima parte.

Il Catucci ha pubblicato buon numero di scritti, tra i quali non possiamo tralasciare di citare: Il commentario teorico-pratico dell’intero titolo settimo delle leggi civili; - Commento e traduzione dell’enciclopedia giuridica di Folk; - Introduzione allo studio del diritto; lavoro scientifico legale sulle opere di Vico e Montesquieu.

Alla Camera il Catucci ha fatto varie proposte di legge, tra i quali noteremo quelli relativi alla confisca dei beni a danno di coloro che abbandonando le provincie napoletane partirono con Francesco II per Roma, alla colletta dell’obolo di San Pietro, all’abolizione dei conservatori delle oblate, e alla riforma delle leggi di registro e bollo.