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Pagina:Calani - Il Parlamento del Regno d'Italia, vol 3.pdf/105

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Dopo quella fase, in cui al Santocanale fu concesso di

provare che egli congiungeva, sebbene in giovanile età, all’ingegno e alla scienza, quella prudenza, la quale è maggiormente richiesta negli uomini che si dedicano alle gravi cure di Stato; un’altra ne sorse nel 1848, in cui si fece ancora conto sul nostro protagonista, dai suoi compatriotti, tanto che lo vediamo eletto deputato al Parlamento siciliano, onore questo che gli valse nel successivo 1855, al ristabilimento della dominazione borbonica nell’isola, la di lui esclusione assoluta della Camera di disciplina degli avvocati, avvegnachè lo si dichiarasse ineleggibile.

Quando Garibaldi, sbarcato miracolosamente a Marsala, fu entrato in Palermo, e dichiaratosi dittatore, ebbe ad organizzare un governo, la voce insistente ed unissona dell’opinione pubblica, gli additò il Santocanale, come uno degli uomini i quali avrebbero dovuto far parte di detto governo. Quindi fu che il portafogli di grazia e giustizia eragli affidato, e ch’egli resse con la generale approvazione questa importante carica della pubblica istruzione.

Non sarebbe inutile cosa il far conoscere come accadesse che il Santocanale avesse a ritirarsi da quel gabinetto alla cui testa trovavasi il barone Natoli. Noi che siamo in caso di dare qualche schiarimento intorno ad un fatto che non è ancora generalmente conosciuto in tutti i suoi particolari non possiamo trattenersi dal dirne alcuni chè di più preciso di quello che fino ad ora siasene saputo.

Si ricorda come il Lafarina e il Cordova fossero dal conte di Cavour inviati in Sicilia, con missione di tener in mano, ove l’avesser potuto, il reggimento della cosa pubblica, onde la conquista della Sicilia restasse ad ogni modo utile al novello regno italiano cui lo si designava congiungere anche quando per avventura la spedizione continentale del Garibaldi, fosse per andare fallita.

Ma il Garibaldi, che voleva restare padrone affatto della situazione, e che non poteva acconsentire a cedere quell’autorità che i maravigliosi fatti da esso compiuti avevangli dato, non sì tosto seppe dell’arrivo