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«È da qualche anno che ricordi di questa specie da una voce purtroppo autorevole, furono rivolti a coloro che sedevano sui banchi ministeriali. La coscienza della Camera ne parve offesa, e la Camera continuò la sua fiducia a questi uomini.

«L’onorevole Saracco parve che volesse ritentare la prova quando ieri mentre attentamente io ascoltavo il suo discorso, e mi pareva di non sentire che una vera e seria discussione finanziaria, prese occasione, non so come, dal banco di Napoli per parlare di me. Credo che l’occasione non fu felicemente scelta, giacchè per quanto abbia potuto sforzarmi di ricordare, io non ho ritrovato alcunchè nei crediti di quel Banco che si riferisca al prestito da me fatto.

«Sia comunque, egli volle ricordare alla Camera che io era stato ministro napoletano nel 1860, che io era venuto qui a trattare la lega, che io aveva fatto un certo prestito pel tesoro napoletano.

«Sta bene; sono cose che tutti conoscono. L’onorevole Saracco, non ha trovato nessuna cosa nuova, tutto quello che è accaduto è conosciuto.

«Signori sì, è ben vero che nella rivoluzione del 1848 io era stato tratto dal mio modesto ed oscuro ritiro, e aveva diviso il portafoglio con amici che seggono ora con lode ed onore nel Parlamento italiano, portafoglio col quale allora si rischiava l’ergastolo e il patibolo, portafoglio che ci doveva cadere di mano in mezzo ai cannoni ed ai saccheggi del 15 maggio (Benissimo).

«Dopo un intervallo angoscioso di altri dodici anni una novella rivoluzione napoletana mi traeva di nuovo riluttante e ricalcitrante dal mio ritiro....

«Una voce a sinistra. Benissimo!

«Manna, ministro. E mi riconduceva quasi alla stessa posizione del 1848 .

«Uomini autorevoli vollero che io accettassi per quanto duro fosse il sacrifizio .

«Si trattava di riprodurre le libertà del 1848, si trattava di aprire le carceri e gli ergastoli e di rompere gli esigli ad infinita gente che gemeva, si trattava di cosa anche più nuova e maggiore, si trattava