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vrano nominato a senatore del regno ed insignito del nastro di commendatore nell’ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro.

Un’accurata edizione dei suoi componimenti drammatici fu non ha molto pubblicata per cura del Le Monnier, accreditato editore di Firenze.

Tanto nel tempo dell’avversità che in quello della buona fortuna il Campello si mostrò uguale, non valendo a farlo inorgoglire le onorificenze, nè a scoraggiarlo od abbatterlo le sventure.



deputato.


I Siciliani nascono poeti, come i figli dell’imperatore di tutte le Russie nascon granduchi, per destino inevitabile e senza che loro sia da farne un merito speciale.

Il Benedetto Majorana, è un esempio di quanto noi asseriamo, giacchè fin dalla sua più tenera giovinezza, e prima anche di avere apparato i rudimenti grammaticali, egli scriveva poesie, i cui versi non zoppicavano certo, da lui delicate a Lei; non vi ha bisogno di sapere chi il Lei dovesse indicare.

In progresso di tempo, il giovine e ardente poeta non si limitò ad invocare Apollo e le muse per colei che gli faceva palpitare il cuore del più soave tra i sentimenti, ma più robusti pensieri inspirarono i carni del vate, il quale in essi sfogava il cruccio di vedere gemere ancora in ceppi colei che il sommo poeta sette secoli innanzi, diceva essere serva, e di dolore ostello.

E il dare di questa guisa al proprio affanno uno via di sfogo, non bastava già al Majorana, mentre coll’immaginosa e fervida mente sognava e prediceva tempi di vendetta e di risorgimento, nei quali alfine la gran madre Italia potesse assidersi su quel trono, che da Dante in poi, i più nobili suoi figli, si erano tanto affaticati ad innalzarle.

E più tardi, dopo che nuove traversie, si riversarono sul paese che

«Appennin parte, e il mar circonda e l’Alpi»