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semenzaio che non è altro che il Parlamento nazionale, non apparisca ancora un numero stragrande di personaggi, i quali ci sembrino i più adatti a reggere le redini d’un governo, o a trattare coi rappresentanti delle potenze estere le gravi questioni internazionali.

Ed ognuno che sia alquanto informato della immensa difficoltà che vi ha a costituire ciò che i Francesi chiamano una buona pépinière di uomini pratici degli affari pubblici, non può sembrare strano che questa non esista ancora, quale sarebbe da desiderarsi in Italia. Ma da quanto noi vediamo, seguendo con occhio attento lo sviluppo delle nostre istituzioni e la storia, e per meglio dire la cronaca quotidiana parlamentare, ci sembra di non essere troppo speranzosi, augurandoci che tra non molto buon numero tra i più giovani membri delle Camere, possa essere in caso di rendere servigi positivi alla patria, sia nella cerchia interna amministrativa, sia nell’esterna diplomatica.

Queste cose abbiamo dette parlando del Majorana perchè al Majorana stesso possono appunto riferirsi, giacchè egli, il quale ha lasciato gli studi delle lettere e il raccoglimento quasi inattivo della vita privata, per venire a sedere membro di un’assemblea sovrana, cui tutte le grandi branche dell’amministrazione interna e delle pratiche esterne dello Stato, sono sotto messe, non si è affatto smarrito in si gran pelago, ma si è messo al suo posto, con modestia ma con operosità ed ha potuto in breve, essere in grado di portare il contributo della propria azione, in quella considerevole assemblea.

Nominato membro di varie commissioni importanti, e relatore di una di esse, ha saputo sostenere il progetto di legge, di cui la difesa, gli era affidata con molta sobrietà ed efficacia di ragionare.

Se il Majorana potesse indursi ad assistere più spesso che non lo faccia di presente, alle sedute parlamentari, noi avremmo sicurezza che la di lui cooperazione potrebbe tornare utile all’andamento della cosa pubblica.