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di stringere una larga alleanzı offensiva e difensiva con unificazione di amministrazione, di dogane e di monete tra l’Italia inferiore e l’Italia superiore . Questa idea parve allora grande e generosa. Io assunsi l’incarico e non riuscii, e fu benissimo (a destra: Bravo!) perchè venne cosa infinitamente più bella e più grande, venne la unità.

«Ma se quella cosa più bella e più grande non fosse miracolosamente e inaspettatamente venuta; se non avesse così stupendamente invaso la mente d gli Ita liani da far tacere tutte le opposizioni interne ed esterne, certamente quella soluzione più modesta che io proponeva era ciò che c’era di meglio a fare (a sinistra: Bene!).

«Io non feci nulla che non fosse palese a tutti gli amici, ed operai lealmente è seriamente (Benissimo).

«Il grande uomo col quale aveva l’onore di trattare, e che mi stendeva spesso la mano non mi fece mai il torto di dubitare che io non operassi con per fetta serietà e sincerità.

«E se ora in qualche parte si dicesse che io non feci davvero, io sono certo che i miei amici di qua, i miei amici che mi conoscono direbbero il contrario, direbbero che io feci pur troppo veramente e seriamente.

«E feci pure seriamente e veramente quando di mezzo a difficoltà infinite feci discendere alcune diecine di milioni nelle casse vuote ed esauste del tesoro napoletano.

«Io non doveva sapere se quei milioni andassero a pagare i poveri impiegati, i pensionisti, i creditori di Stato, o se dovessero servire a far la guerra a Garibaldi. Io adempiva ad un dovere d’officio e non ne doveva sapere di più.

«Se tuttavia quella somma, quei milioni per l’inesplicabile fortuna del generale Garibaldi, per l’inesplicabile fortuna che allora conduceva le sorti d’Italia, invece di cadere in mano al vecchio governo caddero tutti in mano al nuovo, servirono precisamente al governo di Garibaldi, servirono a sopperire alle prime