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così necessaria quando si tratta di pesche per addentro le tenebre di molti secoli — risale a Sergio, conte di Amalfi nell’862!

A cominciare poi da quel Ruggiero normanno che fu fondatore dalla monarchia napoletana, esistono chirografi riferentisi a chiari personaggi di quella casata, dei quali, come è naturale, le cronache, e più tardi l’istoria si occupano, e tra cui ricorderemo un Marino cardinale e camerlengo di papa Urbano VI nel XIV secolo, un Baffillo conte di Častro e luogotenente generale di Luigi XI re di Francia, cui fu dato imparentarsi colla casa sovrana d’Albret di Navarra, sposando una figlia di essa, un Marcello duca e generale ai servigi della Spagna, illustratosi in modo assai segnalato in quelle lunghe e strategiche guerre di Paesi Bassi, che furono la prima cagione della rovina di quel famoso impero nel quale ai tempi di Carlo V non tramontava mai il sole.

Il barone Eugenio discendente da sì grande stirpe, è nato nel 1809 in Calabria nel feudo di Belmonte che la sua famiglia ha acquistato dai principi Pignatelli.

Il suo esordire nella vita pubblica fu al momento in cui Ferdinando II saliva nel 1831 sul trono di Napoli, dando promesse, ahimè! pur troppo crudelmente fallaci di governo mite e fors’anco liberale.

Il novello re che aveva concesse amnistie e che si diceva animato da sentimenti nobili e cavallereschi prese a percorrere subito le provincie ed ebbe per tutto festosa accoglienza.

In Calabria s’istituì una guardia d’onore per accompagnare il giovine sovrano nel suo giro, composta dell’eletta dei giovani appartenenti alle più cospicue famiglie di quella ricca provincia. Il barone Eugenio fu chiamato a far parte di quel corpo col grado di capo-pelottone.

Ma il Borbone non istette gran tempo a palesarsi per quello che era, e il miserando caso dei fratelli Bandiera valse ad aprire gli occhi ai più ciechi; tanto che il Del Giudice, commosso a giustissimo sdegno dette la sua dimissione del grado onorifico accordatogli e cominciò ad essere uno dei più attivi promo-