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che siamo ormai per condurre al suo termine: vi sono delle esistenze ignorate perchè modeste, o conosciute solo nella ristretta cerchia degli amici e dei compaesani, che, messe in piena luce dalle nostre pagine potranno essere apprezzate come lo meritano e venire anche utilmente impiegate.

Giacchè non bisogna dissimularselo; moltissimi individui che possiedono pregi incontestabili, e il cui ingegno, la cui onestà, la cui capacità potrebbero tornare di grande utilità alla patria, rimangono ignote perchè non sanno o non curano per un tal qual sentimento di riservatezza ch’è più commendevole che non da biasimarsi, di farsi innanzi per aprirsi una strada sino alla prima fila di coloro che si agitano tanto e sempre per riuscire.

Sarebbe da desiderarsi che coloro, ii quali hanno conoscenza di tale idoneità, che messe sul cammino su cui non si spingerebbero mai da sè sole, le togliessero in certa qual guisa per mano e le guidassero fino quasi al posto che loro spetta, e cui sarebbe bene per tutti occupassero.

Il Camerini, per esempio, è un uomo quasi generalmente sconosciuto, e pure a noi, che per l’ufficio chè ci siamo attribuiti, è convenuto andare a frugare nella sua vita, è parso a ragione, crediamo, un di quei personaggi che messi una volta in evidenza, debbono poter andar lungi tutte le volte che la repugnanza loro a stare sulla scena in luogo di adagiarsi in platea non vinca la mano e li ritenga nell’oscurità dalla quale non saranno usciti che per rapidi istanti giacchè è d’uopo ricordarsi che il mondo vuol ben accordare la sua attenzione alle persone che gli si assicura esserne degne, ma che è pronto a distogliere di sovr’esse il suo sguardo, non appena che quelle persone stesse si ostinino a sfuggire le occasioni di mostrarsi e di far comparsa.

Nato in Lamiano negli Abbruzzi nel 1819, da distinta famiglia di magistrati, si è uniformato al desiderio del padre mettendosi nella carriera, per così dire, ereditaria pei Camerini di cultori della giurisprudenza.

Laureatosi in ambedue i diritti, e presa più tardi