Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
— 1016 — |
talia, non che di tutte le libertà che la maturezza dei tempi indicava dover esser concesse ai popoli.
Principali fautori di questa seconda scuola detta Toscana, furono i Guerrazzi, i Nicolini, ed il Mazzini stesso, nonchè il Giusti e il Ranieri.
Questi, esule ancora, aveva visitato l’Inghilterra nella sua prima gioventù, come avemmo luogo di menziorarlo al principio di questa notizia, e colà aveva visitati attentamente gli istituti di beneficenza; tornato in Napoli, volle visitare a lor volta, i numerosi stabilimenti di carità della grande metropoli italiana, ed ebbe ad inorridire dell’enorme differenza, che esisteva tra i primi amnirabilmente tenuti, e i secondi in cui si vedeva dominare, ogni sorta di pessimo abuso.
Il Ranieri credette utile di far testimone, per così dire, il mondo della corruzione di ogni sorta che a volto scoverto regnava in quella branca dell’amministrazione, come in tutte le altre del regno di Napoli, e pubblicò un suo romanzo intitolato: Ginevra, o l’orfana dell’Annunziata, che è libro scritto in lingua purissima, e in cui si rinviene conoscenza profonda del cuore umano, caratteri spiccati, e stupendamente ritratti.
Questo libro, pubblicato in Isvizzera, ebbe molte edizioni, e fu causa dell’imprigionamento dell’autore, al quale, i reggitori di Napoli, non potevano perdonare di avere svelato a quel modo le infamie che si praticavano da essi, o dai loro dipendenti.
Tuttavia si temette che più tardi, il dotto scrittore, non fosse per rivelare altre nefandità di quello sgoverno, e si giudicò opportuno, dopo quarantanove giorni di prigionia, di cavarlo dal carcere.
Abbiamo già detto come il Ranieri fosse uno dei più ardenti campioni della scuola toscana; a sostenere meglio il suo intento, ed a dimostrare che se l’Italia è stata, durante molti secoli, il campo su cui gli stranieri sono calati a contendersi e a dividersi le sue spoglie, il merito debba attribuirsene al passato. Egli scrisse la storia d’Italia dal V al IX secolo, ossia da Teodosio a Carlomagno.
Del qual libro, se ci riesce impossibile di dare un'a-