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«Fortunatamente in quel tempo appunto un virtuoso Governo in un angolo d’Italia aveva avuto il coraggio di mantenere in piedi un regime liberale, e questo Governo si vedeva già a certi segni in qualche intelligenza con quel secondo occupatore della penisola. Venne un momento a cui a grande meraviglia dell’Europa gli eserciti di questo piccolo Stato si videro combattere a fianco agli eserciti Francesi e Inglesi in una guerra famosa agli estremi di Europa. Più tardi si vide un rappresentante di questo medesimo Stato comparire in un Congresso e parlare per la prima volta dei diritti e dell’indipendenza d’Italia.

«Più tardi ancora, e questa fu la maggiore delle meraviglie, quel secondo occupatore apparve co’ suoi eserciti a fianco degli eserciti Italiani, e a far che a combattere l’occupatore più antico, a respingerlo al di là di un importante provincia; e ad aggiungere questa provincia al piccolo Stato italiano di cui si era fatto apertamente alleato.

«Parve allora chiaro che il secondo occupatore prendeva il contegno di liberatore del paese è mostrava quasi di non essere entrato in Italia che per cacciarne gli Austriaci.

«Se non che, o signori, dopo questi primi felici avvenimenti le cose cominciarono di nuovo ad oscurarsi.

«Alla cessione della nuova provincia conquistata succedeva la perdita di qualche antica provincia nazionale. Poi si parlò di non so quali nuove combinazioni politiche tra le province antiche e le nuove; poi successero malumori e parole dure.

«A poco a poco il Governo francese aveva ripreso quel contegno muto e bieco, sicchè all’insistenza del Governo italiano non dava più risposte chiare e concludenti, tanto che infine l’Europa aveva detto: il Governo francese appoggia fino ad un certo punto il Governo italiano, ma egli è ben deciso di tenere la sua influenza nella penisola; egli è ben deciso di profittare della protezione del Papato per tenere colà i suoi eserciti, e per usarne forse nelle future evenitualità della politica europea.