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pure, come lo stile, ne sia chiaro e scorrevole. Essi non potranno d’altronde non ammettere come cosa maravigliosa, che trent’anni or sono, a Napoli potesse concepirsi e scriversi un’opera di quella fatta. Invano però, si tento di pubblicare quell’opera nella metropoli napoletana, e solo nel 1841, vide la luce a Bruxelles. Non diremo qual polemica sconcertasse quella pubblicazione, e come i gesuiti ne flagellassero l’autore, di articoli violenti, su gran numero di giornali.

Nel 1840, Leopoldo II ebbe la buona ispirazione di confidare al Ranieri la cattedra di storia nell’università di Pisa. Allora questi scrisse i Prolegomeni di una introduzione allo studio della scienza storica, che erano una specie di prolusione alle lezioni di storia che intendeva dare in quella università. Ma, recatosi il gran duca di Toscana a Napoli, fu presto dissuaso da Ferdinando II di chiamare a professore in Pisa un uomo della qualità e dei sentimenti del Ranieri.

Più tardi, questi pubblicò in Napoli un’operetta, che eragli chiesta da alcuni cittadini, amicissimi suoi, e deputati degli asili infantili di quella città. Ei la scrisse sulla loro preghiera, onde servir potesse ad un tempo, di bene morale a quei fanciulli come libro di lettura, e di bene materiale, vendendosi il libro a beneficio degli asili stessi. Questo libro fu intitolato Frate Rocco.

Diciamo ora qualche cosa della vita politica del nostro protagonista.

Egli, mediante i suoi viaggi, e le sue buone opere trovandosi avere sconcertata la propria fortuna economica, fecesi avvocato, e divenne ben presto uno dei più famosi nel foro. Quando nel 1846, Pio IX salì al pontificato, e che fu un momento creduto in Europa, che dovesse dal papa venir il risorgimento d’Italia, il Ranieri, non pose mai fede nell’efficacia e nella costanza dell’iniziativa papale, e perciò non prese parte alla rivoluzione dell’anno 1848. Ma, al contrario, dopo il 1859, egli cominciò a preparare l’opinione pubblica in Napoli, agevolando così per sua parte, la maravigliosa liberazione che ebbe luogo nel 1860. Nel 6 settembre infatti, Ranieri fu il primo di quei sessanta patriotti, che il comitato nazionale di Napoli,