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Ciò che ci sembra anche di dover notare terminando questo troppo rapido cenno biografico, si è che il conte Gallina, malgrado ch’egli sia uno dei personaggi più ragguardevoli dell’antico regime piemontese, non ha mai partecipato in veruna guisa a quella chiesuola, la cui esistenza non potrebbe in nessun modo esser negata anche dai meno chiaroveggenti, la quale per isventura ha fatto in questi ultimi tempi un’opposizione al Governo di cui non abbiamo non solo non compresa l’utilità, ma neanche riconosciuta la giustizia.

Il suo discorso e il suo voto in favore della Convenzione francese ne sono un’amplissima prova.

Noi terminavamo senza notare un’altra circostanza della vita dell’onorevole conte, che è pur tanto una di quelle che non saprebbero venire ommesse senza meritare rimproveri di imperdonabile negligenza.

Quando re Carlo Alberto, nel 1848, era sul punto di cedere da un lato, all’intimo convincimento che egli da lungo tempo nutriva di poter concedere ai popoli da lui governati quella larghezza di franchigie, le quali nel tempo stesso in cui lo esoneravano di gran parte della responsabilità ch’è adossata al monarca assoluto, dall’altra accordavano ai popoli stessi, il diritto di reggersi coi propri consigli e colle proprie leggi, si trovava tuttavia inceppato dai contrari avvisi di molti, i quali manifestavano dubbi e timori più o meno fondati intorno al buon esito di quella importantissima risoluzione, il re guerriero, chiamato a sè il conte Gallina, nel quale, come già abbiamo avuto luogo di dirlo, riponeva la più intera fiducia, gli sottomise la quistione, e lo pregò a dirgli con tutta franchezza la sua opinione in proposito.

Bisogna prima di riportare qual fosse la risposta dell’onorevole conte, ricordare al lettore, che questi salito dal poco ad elevatissima posizione, non solo non aveva veruno interesse personale a desiderare un mutamento nelle istituzioni fondamentali del regno, ma piuttosto ove avesse dovuto o potuto seguire dei consigli egoistici, si sarebbe incontrato desideroso della conservazione degli ordinamenti del tempo, ii quali gli davano la parte bella, e la davano a lui con altri pochi.