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«Ebbene, o signori, in mezzo a queste ritornate ambiguità è sopravvenuta la Convenzione del 15 settembre. Essa ha mutato da capo a fondo tutte le congetture dell’Europa rispetto alle relazioni tra l’Italia e Francia.

«Il Governo dice: - Io ritiro i miei eserciti, - dunque la tradizionale pretensione d’influenza politica in Italia è abbandonata. Il Governo francese mette in certo modo l’Italia in luogo suo nella protezione del Papato: dunque anche questo impegno, anche questo pretesto di occupazione militare è abbandonato!

Sicchè i fatti che servirono come di sostegno alle argomentazioni dell’Europa sono mancati; vi è quindi una novità così forte che bisogna ricominciare i ragionamenti da capo.

«Ecco, o signori, la ragione per cui l’Europa ha dato tanta importanza, si è tanto commossa all’apparire della Convenzione, nulla vediamo adunque che cosa vi è dentro questa Convenzione, vediamo come questa meraviglia di Europa sia giustificata.

«Io dirò prima di tutto che il corso degli avvenimenti doveva da per sè stesso far prevedere le novità. Mentre la Francia conservava colà le sue truppe, l’Italia procedeva nella sua via, si che l’unificazione di questo gran paese non era più un desiderio, un progetto, una possibilità, ma diventava ogni giorno più un fatto, una realtà. Ora se si può conservare influenza sopra i piccoli Stati, con i grandi Stati non ci è che alleanze ed amicizie. Era chiaro adunque che la pretensione d’influenza politica in Italia mancava ogni giorno più di fondamento. Ma messa anche da banda la pretensione d’influenza politica il protettorato del Papato esercitato in modo che significasse difesa del Papato contra l’Italia, come se l’Italia non comprendesse i suoi veri interessi, anche questo protettorato diventava ogni giorno più strano e più irragionevole. Quella politica dunque doveva essere abbandonata; il Governo imperiale di Francia doveva riconoscere che la questione romana era una questione d’interesse e di diritto italiano, e doveva per conseguenza mutare la posizione delle cose e con qualche accordo sostituire una posizione più accettabile e più ragionevole.