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d’avviso che se il prestito è stato votato senza andar tanto per le lunghe, se le ferrovie sono state vendute, e lo sono stati i beni demaniali, senza che le solite declamazioni della sinistra si sieno protratte ed abbiano occupato un numero infinito di sedute, si deve esserne riconoscenti alla brusca sincerità del Sella.

Gli atti consecutivi della sua amministrazione hanno fin qui corrisposto a quel coraggioso principio; egli matura l’opera, difficile senza dubbio, ma non impossibile, della parificazione del bilancio dello Stato.

Quando si sa come avversi ogni sorta di esagerazione, e soprattutto quelle in senso soverchiamente fiducioso, è lecito di avere confidenza in esso, e tanto che lo si vede non abbandonare il timone dell’agitato naviglio, la speranza è permessa.

Recentemente, un attacco della natura là più schifosa, è apparso, contro il ministro delle finanze, in un organo, che non vogliamo qualificare, della stampa periodica. Questo attacco era ridicolmente assurdo: tuttavia nella famiglia Sella si è troppo avvezzi a non transigere menomamente in fatto d’integrità di reputazione perchè l’onorevole deputato abbia creduto dover rimanere inattivo dinanzi la sudicia accusa, e ciò malgrado i consigli venutigli da più parti, e autorevolissimo di disdegnarla. Egli ha citati al cospetto dei tribunali i diffamatori, i quali, come era ben da aspettarsi, o non si sono presentati, o si sono smentiti a vicenda, o si sono disdetti; ma, secondo noi, un’alta ed efficace lezione di moralità emana da quel dibattimento: che gioverà da un lato a dar maggior forza agli uomini politici di perdurare coraggiosamente, e nonostante ogni bassa opposizione, nell’intrapresa via, dall’altro è da sperare serva di ammonimento agl’incauti, ii quali con soverchia facilità porgono orecchio alle calunnie che tutto dì vengono scagliate contro i più stimabili e benemeriti personaggi del risorto paese.