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che avrà luogo nella Camera mostrerà a chi debba attribuirsi), malinteso che fece si che nel momento in cui era d’uopo che l’autorità venisse esercitata con tutta l’energia e l’unità d’azione possibile essa cadesse in mano a persone inesperte, deboli ed incapaci.

Il malinteso ammesso, la catastrofe di piazza San Carlo non può assolutamente ricadere che sui veri autori di essa, intendiamo gli agenti di polizia, il questore e gli allievi carabinieri, funebri attori del tristissimo dramma.

Essi agirono di proprio moto, insanamente. E chi può mai essere responsabile dell’insania di alcuno?

Ma una responsabilità spettava purtanto, anche, a sua propria confessione, al generale Enrico Della Rocca, e questa responsabilità era quella del buon ordinamento e dell’utile collocazione degli opportuni movimenti dei vari corpi di truppe spediti sulla piazza o nelle vicinanze per garantire la questura, ch’era il luogo, apertamente, e già in diverse circostanze, minacciato dalla moltitudine.

Ora noi diremo con ischiettezza che non ci sembra che il generale d’armata Morozzo Della Rocca abbia vigilato abbastanza su quelle importantissime disposizioni, le quali prese a rovescio del buon senso, non hanno contribuito poco a peggiorare il male a più doppi.

Che significavano in fatto quei mezzi battaglioni schierati in faccia gli uni agli altri sui lati della piazza, tanto che se, come accadde, si fossero trovati al caso di far fuoco erano costretti a decimarsi scambievolmente?

Perchè, dal momento in cui si vedeva ad ogni istante ingrossare la folla, che minacciava e peggio, e giacchè si aveva truppa a sufficienza non si chiudevano gli sbocchi delle vie che mettono sulla piazza, e non si faceva sgombrare questa a ogni patto?

Invece di tali manovre semplici, ben intese e che la truppa avrebbe certo eseguite con quella calma e quella moderazione, di cui dette innegabili prove, si tentarono movimenti dubbi, senza scopo sicuro, come quello del mezzo battaglione che smascherando a un