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avviso dello scrivente di mandare in vicinanza al gazometro un competente numero di militi di quella qualunque arma che stimerà più opportuna (Lettera del Questore al Gran Comando delle 12 e 3/4 del 22); ed infine, pure ommettendo altri fatti, la commissione racconta come un ufficiale di pubblica sicurezza, volendo, per essere stato colpito da sassi, esigere dal comandante della pattuglia, colla quale camminava, che facesse soffermare la pattuglia per le intimazioni alla turba e discioglierla, e ciò non essendo parso opportuno al comandante, la pattuglia proseguiva quindi la marcia in mezzo a fischi, urli ed invettive (Relazione della Commissione d’inchiesta).

Questi semplici fatti basterebbero a mostrare per sè soli, come abbiamo detto, che nel giorno 22 il Gran Comando aveva più estesi poteri di quelli che sono ordinariamente esercitati dall’autorità militare nei suoi rapporti coll’autorità civile.

III.


«Il Consiglio dei ministri deliberava nella sua seduta del 21 che la truppa esistente in Torino fosse riunita sotto un unico comando per venire in aiuto alla guardia nazionale e che fosse fatto venire immediatamente buon numero di truppe, da porsi sotto gli ordini del generale Della Rocca, alla cui disposizione dovrebbero porsi ancora i carabinieri e delegati di pubblica sicurezza; e col quale il questore dovrebbe direttamente corrispondere per tutto ciò che concerneva il mantenimento dell’ordine. Al ministero dell’interno e a quello della guerra, restava naturalmente l’incarico di comunicare questa deliberazione ai loro dipendenti e di curarne l’attuazione (Relazione della Commissione d’inchiesta).

«Ciò dimostra che il ministero era preoccupato di quella unità di comando e di quell’energia d’azione che mentre sono necessarie nei gravi emergenti, più sovente fanno difetto, quando le autorità civili e le militari, ciascuna entro i limiti rigorosi della propria sfera debbono cooperare insieme alla tutela della pubblica tranquillità.