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citarla maggiormente aggiunsi subito alle parole lo scritto.

«Il vivo desiderio, come dissi, di poter concorrere a semplificare ed agevolare la discussione della Camera fin dal suo principio, e le pochissime ore lasciatemi per farlo, mi hanno costretto di rispondere a precipizio e soltanto ai principali punti delle osservazioni che gli onorevoli Minghetti, Peruzzi, Pisanelli e Visconti-Venosta hanno fatto alla lettera da me diretta al Senato il 13 corrente, sebbene avrei avuto materia onde rispondere anche agli argomenti secondarî e accessorî. Ma d’altronde a che?

«In tutto questo viluppo d’induzioni, citazioni e prove per me un solo fatto dominante, una sola questione principalissima esiste, ed è a questa ch’è forza rivolgersi, a quella cioè di sapere da chi dipendesse direttamente il questore la sera del 22 settembre.

«Che il ministro dell’Interno «abbia dato o non al questore l’ordine di dipendere da me» ciò non monta a gran cosa in definitiva analisi. La prova irrefragabile di fatto che il questore non fosse allora ai miei ordini diretti ed immediati sta in ciò che per quante indagini siansi fatte, tanto al ministero della Guerra, quanto al Gran Comando, per trovare la menoma traccia d’ordine o d’istruzioni in proposito, tutte riuscirono negative. Quindi la forza interna della Questura adoprata così fatalmente in quella sera e che fu il preludio e la positiva cagione di quella gran catastrofe non era agli ordini del comandante il dipartimento, e per conseguenza mi sento in pien diritto materiale e morale di respingerne la responsabilità non meno di quanto io il sia di respingere quella del luttuoso avvenimento della sera precedente, succeduto me assente da Torino.

«Torino, 22 gennajo 1865.

«Della Rocca».


Malgrado l’interpellanza diretta dall’onorevole deputato Alfieri, o piuttosto la lagnanza di lui perchè non si fosse distribuita questa controrisposta del conte Della Rocca in tempo opportuno onde la Camera ne