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getto e per ciò fare ricerca nel passato quella luce che manca al presente.

L’oratore risale all’epoca dei congressi di Vienna nel 1815 e di Verona nel 1821, e ricorda che in ambedue quei congressi si ammise da alcuni dei rappresentanti le grandi potenze la necessità d’ingrandire il regno Sardo, onde potesse meglio compiere quella posizione di equilibrio che gli era dagli Stati assegnata.

In seguito l’Austria crebbe in preponderanza, tanto che poi sotto il regno di Carlo Alberto le relazioni tra essa e il Piemonte erano diventate meno amiche voli, e da questo stato teso la guerra del 1848 era sorta.

Analizzati rapidamente gli eventi che derivarono da quella guerra e gli effetti dell’altra combattutasi in Crimea, il barone Sappa constata che si fu al convegno di Plombières che la questione italiana prese la sua vera origine d’azione e continua cosi:

«Al convegno di Plombières Napoleone III, ed il conte di Cavour convennero di concorrere per dare allo Stato Subalpino un’estensione maggiore che potesse raggiungere 12 milioni di popolazione, ed in questo caso si stipulò la cessione di Savoja e di Nizza. Al convegno di Plombières successero poi i fatti del 1859.

«Nel 1839 la guerra da noi combattuta col concorso della nostra alleata ebbe dei gloriosi successi; ma non era appena vinta la battaglia di Magenta che già si conosceva la preoccupazione ch’era sorta in Germania, per timore che la Venezia potesse essere conquistata a favore del regno d’Italia. Ed a ciò dava forse ancora maggior fondamento il famoso proclama dell’imperatore Napoleone. In quello stesso tempo le idee italiane avevano naturalmente concepito delle aspirazioni di generale indipendenza, portavano le loro viste anche al di là di quel confine ch’era stabilito tra i due contraenti di Plombières.

«Preoccupato l’imperatore Napoleone di questo stato di cose che probabilmente andava oltre le sue idee, le quali, sebbene favorevoli all’Italia, non pote vano però disgiungersi dalle tradizioni francesi, che a