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Ci si potrà citare il conte di Cavour, novatore arditissimo egli, e pure appartenente al partito moderato; ma i geni son geni, ed escono dalla sfera assegnata alla grande maggioranza della mediocrità; quindi non contano altrimenti che come eccezioni, le quali valgono, come ognun sa, a confermare viemmeglio la regola.

Se noi uomini volessimo più spesso guardar ben in fondo alle cose, ci accorgeremmo che quello che ci parve danno, e fu danno anche in effetto durante un certo periodo di tempo, si converte poi in un bene, quale non si sarebbe certo ottenuto nè sperato per lo innanzi.

E valga il vero. Quando si pensi che se il Ridolfi avesse tenuto fermo e fosse riuscito a mettere a dovere i guerrazziani, tanto che il Granduca non avesse avuto occasione di fuggirsene a Gaeta, e colà di gettare giù la maschera chiamando i Tedeschi e dandosi a conoscere tedesco quant’essi, Leopoldo II regnerebbe forse anche oggidì sulla Toscana, e l’unità d’Italia non esisterebbe. Con ciò non vogliamo approvare il modo in cui si comportò in quell’occasione il Ridolfi, ma vogliamo solo scusarlo, se non riusci a far meglio di quel che facesse.

La vita del nostro protagonista, dal momento in cui egli si ritirò dai pubblici affari, fu sempre piena di una attività delle più profittevoli a sè e ad altrui, nè dimenticava con ciò di aspirare al rinnovamento politico d’Italia, e da conservare insieme agli altri suoi distinti concittadini, di cui abbiamo già in questo libro avuto occasione di parlare, il fuoco sacro dell’amor patrio operante. E quando la rivoluzione incruenta del 1859 venne a rendere alla Toscana la sua forza autonoma, il Ridolfi fu di quelli che presero parte non solo nel guidare il moto, ma anche poscia nell’assistere a cavarne quel costrutto che tornasse meglio a profitto d’Italia.

Il Governo del Re assunse il Ridolfi alla dignità senatoriale; sebbene ci dolga di dover esprimere il rammarico, che l’onorevole marchese, non prenda parte così attiva ai lavori di quella illustre assemblea, quale i suoi antecedenti, la sua autorità e il suo ingegno, infallantemente, gli assegnerebbero.