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Non è d’oggi che lo si sa, ma oggi lo si sa meglio che in qualsiasi altro tempo; la sostenutezza e la impieghevolezza in politica tornano più a danno che a vantaggio; la costanza stessa è poco proficua sovra tutto quando la si adopera nella scelta dei mezzi anche a rischio di rifar male ciò che si è già fatto male una volta.

Il conte di San Martino, lo ripetiamo, è un uomo che ha cognizioni, e che di amministrazione sa assai; eppure non è mai riuscito nė per sè nè per gli altri. Colpa forse dei tempi; ma che farci, i tempi non si possono mica cambiare, conviene che noi ci pieghiamo ai tempi, è sempre la vecchia storia di Maometto e della montagna.

Intanto il conte di San Martino, uomo pubblico e che potrebbe rendere dei servigi al paese maneggiando la cosa pubblica resta quasi fuora della cerchia del movimento nazionale, perchè non sa discostarsi da certi suoi principi che non sono applicabili o di ben disastrosa applicazione. Ed in Italia che si patisce tanta carestia di gente idonea a reggere le faccende comuni non è egli da deplorarsi che una forza qual si è incontestabilmente quella del conte di San Martino abbia a rimanersi inoperosa?1


senatore.


È un nobile avanzo delle armate del primo impero, figlio di quella robusta Savoja che ha dati tanti prodi all’Italia, e cui l’Italia in ricambio ha restituito alla Francia, cui senza alcun dubbio legittimamente apparteneva.

Il valoroso generale che ha combattute tante e terribili battaglie si è distinto in molte di esse ed è a quest’ora carico d’anni, di decorazioni e di gloria. Dio lo conservi lunga pezza al suo Re e all’Italia.


  1. Quando dettavamo queste linee eravamo ben lungi dal poter ideare nonchè prevedere il revirement dell’onorevole conte; o municipalismo a che ne conduci!