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isquadroni di cavalleria di linea, il municipio avvedutosi in tempo dell’errore commesso, rappresentò al prefetto, quali tristi conflitti potessero derivare da quella maniera di sciogliere gli assembramenti, e gli propose di aver piuttosto ricorso a pattuglie di guardia nazionale, la cui presenza nelle strade e nelle piazze, quand’anche fosse stata in piccolo numero, sarebbe bastato a ristabilire la quiete.

Ed il prefetto, da quell’abile ed esperto uomo che è, aderendo di buon grado all’invito fattole dall’egregio capo del municipio, accettò l’onesta offerta del con corso della guardia nazionale, e si dette premura di avvertire l’autorità militare, onde avesse a ritirare e a consegnare la cavalleria. E da quel momento, cioè non appena che il primo drappello di guardia nazionale comparve nelle vie di Milano, gli applausi scoppiarono fragorosi in mezzo alla folla addensata, e i mali intenzionati stessi, furono costretti a farle buon viso, quantunque senza alcun dubbio la maledissero in cuore. Ma anche in quella circostanza il prefetto di Milano, come il ministro dell’interno a Torino, ottenne dal commendatore Beretta e dal generale comandante in capo la guardia nazionale, che non si battesse per le vie la generale, la quale; come ognun sa, serve sempre a spargere l’allarme e ad eccitare viemaggiormente le ire cittadine; la guardia accorse come potè, meno numerosa dapprima, e ad ognora crescente di numero, non si tosto si conobbe ch’erasi fatto appello al suo patriottismo, per ricondurre alla pace la popolazione turbata. E così ogni inconveniente di qualsiasi natura venne evitato, nè si pensò a lanciare l’anatema contro l’autorità governativa, perchè a bel principio aveva creduto potersi dispensare dal chiamare sotto le armi la guardia cittadina. E di questa felicissima maniera d’evitare lo spargimento del sangue, bisogna riconoscersi debitori al sindaco Beretta, il quale del resto in quel frangente, dette le più alte prove di coraggio, d’abnegazione recandosidi persona, e più di una volta, in mezzo ai gruppi i più compatti dei tumultuanti, arringandoli con autorità e bonomia, riprendendoli talora, tal’altra ammonendoli, e minac-