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maraviglioso che andava crescendo. Capitano della guardia nazionale andò alla difesa dei forti quando il Governo mandò La-Marmora a mettere ragione colle armi ad una città che si reputava protestare per Italia, ma allorchè i mestatori si smascherarono e fu manifesto il tradimento politico egli si ritrasse con tutti gli onesti. Si ritrasse dall’officio ma non mai dal debito di cittadino e ognuno sa come eziandio con pericolo della vita salvasse al quartiere della guardia nazionale quella del colonnello della sua legione, sebbene egli avesse opinioni politiche assai dalle sue di verse. Quietate le cose fu chiamato a fungere le veci del sindaco, e poco appresso a sua insaputa e a sua sorpresa fu nella concorrenza di Tommaso Spinola marchese e di Terenzio Mamiani del quarto collegio della città mandato a rappresentare lo Stato nel Parlamento subalpino. Colà trovossi col Buffa nel centro sinistro capitanato allora da Urbano Rattazzi; conosciutisi bene l’un l’altro furono vicendevoli estimatori de’ meriti e amici così che andato poi nel 1852 Buffa Intendente generale a Genova e, l’Elena smessa in ossequio del padre e in dispiacer de colleghi la Deputazione, fatto Sindaco della sua città, si vide quanto la reciproca stima del maestrato primo della città e del maestrato primo del governo fosse buona ventura per lo Stato e pei Genovesi, massime in que’ dì in che gli animi esacerbati dai casi del 59, infocolati dai mazziniani, ogni giorno trovavano di che turbarsi.

Gli atti del Parlamento subalpino son documento della solerzia e della sapienza economica dell’Elena; tanti progetti portò dalle Commissioni relatore savio e felice, tanti approvati dalla Camera. Famoso è il fatto del prestito forzoso decretato da Revel per venti milioni dalla Banca di Genova, ora Banca nazionale, dispensandola dal cambio dei biglietti e dando a questi corso forzato onde sarebbe andato a male l’interesse di tutti. Opposesi fermamente e con istringente dialettica l’Elena così che la Camera di Commercio di Ge nova creò una commissione mista di persone della Camera stessa e della Banca, inclusovi l’Elena, il quale vi fu si può dire lo spirito direttivo, e la commissione