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sentissimi protettori, il principe d’Aci suo zio, generale aiutante di campo del Re e il ministro di grazia e giustizia Parisio.

Tuttavia lo si fece cangiar di sede e lo si inviò nel regno di Napoli, ove non tardò ad essere nominato regio procuratore.

Quando in Napoli adunossi il congresso degli scienziati italiani, il D’Ondes-Reggio vi sidistinse in singolarissimo modo, stante per la profonditàdella sua dottrina e per l’estensione delle sue cognizioni, come per la facilità e l’eleganza della sua parola.

Scoppiata appena in Sicilia la rivoluzione del 1848, il barone D ’ Ondes si diè premura di rientrarvi, ed eletto deputato a quel Parlamento, gli venne quasi subito confidato il portafogli dell’interno e quello dell’istruzione pubblica.

Nel suo corto passaggio al ministero, egli ha la sciate le migliori memorie di sè. Di fatto: integro funzionario, abile amministratore, magistrato sottomesso alle leggi, non ha smentito un solo istante le sue opinioni di pubblicità, persistendo a proporre l’abolizione della pena di morte, restando nemico giurato delle misure eccezionali, delle persecuzioni extralegali, degl’imprigionamenti arbitrari, dimodochè può dirsi che il suo spirito di giustizia e d’umanità a tutti sia noto.

Si sa ch’egli fu che dettò il decreto, in virtù del quale la corona di Sicilia venne offerta a S. A. Reale il Duca di Genova.

La tirannia borbonica essendosi ristabilita in Sicilia, D’Ondes-Reggio rifuggiossi dapprima a Malta, quindi si portò Genova, donde si condusse a Torino, nella qual città fondò, insieme ad Amari e Ferrara, il giornale la Croce di Savoja, che fu poi ceduto al terzo partito.

Essendosi in questo mezzo resa vacante la cattedra di dritto costituzionale ed internazionale nell’Università di Genova, egli l’ottenne per decisione unanime del consiglio supremo d’istruzione pubblica, dopo aver subito un brillantissimo esame.

Stabilito ch’ei fu a Genova divise il suo tempo tra