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Pagina:Calani - Il Parlamento del Regno d'Italia.pdf/100

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Ricevuta la funesta notizia che il padre era agli estremi, domandò ed ottenne un salvocondotto dal maresciallo Radetzky, per recarsi a compiere presso il morente gli ultimi officî.

Giunto ch’ei fu alla frontiera ebbe novella prova della buona fede austriaca, nel vedersi arrestato, e accompagnato fin nel proprio palazzo da due gendarmi imperiali, e in quel breve tempo in cui, straziato dall’affanno di perdere l’amato genitore, ne riceveva il supremo addio, dovette soffrire l’insopportabile presenza di due agenti di polizia, che per espresso ordine del generale Giulay, nol perdettero un sol istante di vista.

Colpito nel seguente anno dal sequestro di tutti i suoi beni, non accettò l’offerta d’un alto patrocinio ond’esserne liberato, non volendo andar solo immune da una sciagura, cui avrebbero ad ogni modo dovuto continuare a soggiacere gli altri compromessi politici lombardo-veneti.

Del resto, da quel momento e fino a questo giorno la vita del nostro protagonista è a frequenti riprese quella d’un ambasciatore straordinario, incaricato delle più rilevanti, delle più difficili, siccome delle più delicate e confidenziali missioni. I ministri degli affari esteri Azeglio, Dabormida, Cavour, più e più volte e in epoche diverse, lo fanno interprete, mediatore della loro politica a Parigi ed altrove. L’istoria di tutti i negoziati condotti a buon termine per opera del conte Arese, e sopratutto degl’importantissimi conclusi o modificati tra esso e il di lui amico l’Imperatore de’ Francesi, sarebbe oltre ogni credere interessante, ma ognun comprende che noi non la possiamo dettare in queste pagine. Ne preme tuttavia di rettificare l’erronea opinione, invalsa generalmente in Italia, circa il risultato di una delle ultime e più importanti missioni che sieno per avventura state affidate al nostro protagonista.

Conchiusa la pace di Villafranca, e dimessosi il ministero Cavour, il re Vittorio Emanuele chiamò presso di sè il nobile conte e gli commise lo spinoso incarico della formazione d’un gabinetto, al quale naturalmente l’Arese avrebbe dovuto presiedere. Questi, mal-