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«Al solito rifiuto, solita insistenza. All’obbietto che occorreva pagare le truppe e i trasporti, l’oratore della deputazione accordò che dalle casse fosse rilasciato l’occorrente per la paga delle truppe, e pel loro trasporto. Aderì in seguito che la paga fosse di tre mesi1.

«Infine l’oratore della deputazione esigeva in ostaggio i due governatori fino alla completa esecuzione dell’accordo. Il governatore civile conte Palffy si dolse altamente di tale esigenza, mentr’egli si era dimesso dalle sue funzioni, e non entrava per niente nell’accordo stipulato col governatore militare, nelle cui mani eransi riuniti tutti i poteri. Egli interpellava l’Avesani a riconoscere almeno ch’egli si era diportato sempre da galantuomo, e non meritava di esser trattato in tal guisa.

«— Sì, è vero! riprese l’oratore della deputazione, galantuomo; e aggiungerò affezionato al paese fino a tre mesi fa; ma da tre mesi ella commise gravissimi errori, ed errori proprî, oltre quelli che derivavano dai comandi di quell’uomo che si decantava qual Nestore della diplomazia, e che invece colla sua resistenza ostinata al torrente del tempo ha condotta al precipizio la monarchia austriaca.

«Il governatore militare, dolendosi egli pure della domanda di averlo in ostaggio, osservò ch’egli doveva occuparsi dell’esecuzione dell’accordo, e che necessariamente egli restava l’ultimo a partire.

«Gli astanti tutti, compresi gli altri membri della deputazione, s’interposero affinchè non fosse insistito in tale domanda d’ostaggi; e l’avvocato Avesani stese la mano al conte Zichy, dicendo:

«Datemi, generale, la vostra parola d’onore che sarete l’ultimo a partire.

«Questa parola fu data e scritta, stipulando pure che un vapore sarebbe posto a disposizione dell’E. S.

  1. Nelle casse si trovarono alcuni milioni; le truppe tedesche, ch’erano i croati e il reggimento Kinski, e non Zichy, non partirono il 24 marzo, ma parecchi giorni dopo, e sopra legni mercantili perciò noleggiati, e non già sopra il Vulcano, che non era a Venezia, e non fu mai in potere dei Veneziani. Ciò in rettificazione delle parole del generale cavaliere Alberto della Marmora.