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Pagina:Calani - Il Parlamento del Regno d'Italia.pdf/249

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cettare il portafogli di ministro, formano otto volumi in foglio di ben grossa mole!

Quest’inaudita attività forense non assorbiva tuttavia così fattamente il nostro protagonista da impedirgli d’interessarsi allo sviluppo politico della patria, e legato d’intima amicizia coi Pinelli, coi Merlo, coi Cesare Perrone ecc., si riuniva quanto più il poteva di frequente con essi ad agitare le vitali quistioni di libertà e d’indipendenza nazionale.

Con essi pure e col Sineo, col Biagini, col Pescatore fu membro della società che scrisse gli annali di giurisprudenza italiana, nei cui volumi si ponno leggere molti accurati e profondi articoli di lui su importantissime materie di diritto civile.

Nel 1848 il collegio di Saluzzola lo inviava alla Camera qual suo rappresentante; senonchè il Cassinis, uomo di studio e d’ordine, si trovò male a suo agio in quel congresso, ch’era lungi dal possedere la calma che in oggi presiede alle deliberazioni parlamentari; quindi preferì ritrarsi per alcun tempo dall’arena politica. Ma un personaggio di tanta vaglia nol si poteva lasciar fuora del girone in cui si maneggiavano le faccende del paese; avvenne pertanto, che lo si rieleggesse a deputato prima, e per due volte, di Dogliani, poi, contemporaneamente di Cossato e Torino.

In tal posizione, sebbene egli si astenesse, per quanto gli era dato il farlo, dal prendere viva parte nelle discussioni, fu membro di importanti commissioni, e prestò con molta efficacia l’opera sua negli ufficî.

Ciò che poi valse in singolar modo ad acquistare al nostro protagonista la gratitudine dei veri devoti al paese si fu l’adoperarsi ch’ei fece costantemente, ognun sel sa, ad appianare quelle asperità del terreno politico che si opponevano ad un avvicinamento tra Rattazzi e il conte Cavour. Amico dell’uno e dell’altro e amicissimo della patria, il Cassinis, la cui onestà e ponderata parola avevano una ben meritata influenza sull’animo di quei due sommi uomini di Stato, assunse efficacemente il nobile ufficio, nè l’opera sua tornò vana.

Sin dal 1852 il conte di Cavour invitavalo ad en-