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dell’istruzione pubblica, conte Mamiani, della croce di cavaliere Mauriziano, il professore Gherardi è stato da’ suoi antichi elettori delle Romagne inviato a loro rappresentante in seno al primo Parlamento del regno italiano.





Nativo di Treviglio nella provincia di Bergamo, si è laureato in legge e dedicato di buon’ora alla carriera dei pubblici impieghi, ch’ei dovette però abbandonare più tardi onde accudire a proprî affari e interessi.

Questo tuttavia non gli fu d’impedimento ad adoperarsi con tutto lo zelo e per molti anni di seguito a pro del suo paese, nell’amministrazione di quell’importante comune, e dei locali istituti di beneficenza.

Nel 1834 il voto della provincia di Bergamo lo chiamò a rappresentarla presso la congregazione centrale in Milano, voto che non gli venne meno dopo la scadenza del primo e del secondo sejennio, ed al quale egli degnamente corrispose combattendo in aperto modo le proposizioni del governo ogni qual volta erano contrarie agli interessi patrî, il che lasciamo pensare a chi legge se avvenisse o no di frequente.

Durante tale periodo di tempo fu pur membro della commissione di beneficenza, ed uno degli amministratori della cassa di risparmio.

Sullo scorcio del 1847, quando la Lombardia, omai stanchissima dell’insopportabile oppressione austriaca, non trovava tuttavia tra i suoi figli chi fosse abbastanza ardito per manifestare il proprio malcontento, il nostro protagonista alzò la voce pel primo in una coraggiosa rimostranza che gli meritò per parte dei suoi concittadini clamorose ovazioni, e indusse i Manin e i Tommaseo ad imitarlo a Venezia.

Un sì nobile passo gli sarebbe senz’altro costato la deportazione in Germania, per la quale era già desi-