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all’estero, non è men dubbio che la primogenita delle tre nazioni latine si vedrebbe ancora per avventura assai lungi dalla meta sì ardentemente agognata.
Se, infine, un uomo, o piuttosto un eroe, non fosse sorto in questa prisca culla dei Curzi, dei Scevola, dei Ferruccio, dei Balilla e dei Bandiera, il quale, con indomito ardimento, con intemerata e costante ardenza di patrio amore, avesse voluto e saputo sfidare ogni pericolo, superare ogni ostacolo, compiere insomma de’ veri miracoli d’abnegazione, d’intrepidezza e di valore onde riscattare la patria dallo straniero servaggio, egli è ugualmente indubitabile che nè così presto, nè così appieno il supremo avvenimento del risorgimento italiano avrebbe potuto compirsi.
Giuseppe Garibaldi, figlio a Domenico e a Rosa Ragiundo, è nato a Nizza il 22 luglio del 1807, nella stessa casa e nella medesima camera in cui nacque il famoso maresciallo del primo impero, Massena. Garibaldi padre, che vide il giorno a Chiavari, era un onesto e operoso capitano di marina mercantile e possedeva due legni in proprio. La sua fortuna, come accade sovente di quella degli uomini di mare, fu soggetta a varie peripezie che l’accrebbero o la sminuirono più volte; ad ogni modo egli lasciò morendo un discreto patrimonio a suo figlio. La madre del nostro eroe potrebbe venir citata come modello di tutte le femminili virtù. Sembra che una delle amarezze della vita di Garibaldi sia stata quella di non aver potuto renderla felice, o piuttosto di aver attristati gli ultimi giorni della di lei esistenza coll’avventurosa carriera da lui percorsa. L’angelico carattere di questa pia donna deve senza dubbio aver contribuito assaissimo a fare sviluppare nel figlio quegli aurei sentimenti di squisita bontà e di carità patria che ognun riconosce in esso in grado così elevato. Il prode generale ha sempre conservato per la memoria della propria genitrice una religiosa affezione, e nei momenti i più perigliosi e angosciati della sua vita, l’ha sempre invocata, quasi come si invoca una divinità.
I primi anni dell’infanzia del nostro protagonista trascorsero fra le gioje e le pene passeggere che