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generale presagì male da quei tristi principi, ma come colui che mai l’animo disfranca nelle avversità le più dure, pensò che gl’inesperti nelle cose e nei travagli della guerra, i quali tuttora gli rimanevano, avrebbero dal suo esempio tolto fiducia sulla loro forza e sulla nobile causa che avevano presa a difendere. La legione dei volontari fu a Varese il giorno sette e l’indomani a Sesto Calende, dove le sponde del Lago Maggiore formando alveo ristretto danno nome al fiume Ticino. Gli Austriaci l’avevan sempre inseguita, e fatto fuoco più volte contr’essa, speravano di sgominarla; giammai però si attentarono a seriamente attaccarla. Quivi il Garibaldi passò co’ suoi trafelati e stanchi a Castelletto sul territorio piemontese; e i tedeschi rimasero al di là; l’indomani però una trentina dei nostri tra i più arditi ripassarono il fiume, assaltarono il nemico, uno ne uccisero, ne ferirono due e riportarono indietro una lancia a trofeo. Sembra che quella levata di insegne fosse plaudita dal Re; egli però avrebbe voluto che i legionari si rimanessero dentro il confine, dirimpetto agli avamposti imperiali.

«Difatti il prode capitano restò qualche giorno nel dubbio su ciò che avesse a fare; era sua mente accogliere le migliaja ch’erano col Durando e col Griffini, unirli ai pochi suoi, fare una punta sul nemico tuttora immobile nell’alta Lombardia pel sospetto del ritorno del Re e del giungere de’ cotanto promessi e vantati soccorsi francesi, e rannodare un esercito nazionale a fine di trarlo ad una formidabile riscossa. Privo di viveri e di denaro, mosse a dì quattordici per Arona, chiese al municipio la somma di lire 10,000, e ne ebbe sette con venti sacca di riso e un migliajo e più razioni di pane; trattenne nove barche; volle dall’amministratore dei battelli a vapore sul Lago, il Radaelli, i due piroscafi, della forza di 30 cavalli ognuno, il San Carlo e il Verbano, e salito a bordo di quest’ultimo co’ suoi ufficiali, diede l’ordine della partenza, facendo rimorchiare dalle due macchine i barconi carichi d’armati, di munizioni e di vettovaglie. Molti i plausi delle popolazioni lungo le rive del lago sino a Luvino, dove le truppe sbarcarono verso le nove di