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dopo i deplorabili casi del 15 maggio, tenne ad onesto partito il chiedere d’essere esonerato dal portafoglio, ed incalzando poscia la reazione, benchè per l’indole sua mite e non faccendiera egli non si immischiasse in consorterie di partiti, tuttavia ebbe a patire il carcere per lo spazio di un anno, e di poi il bando dal regno due volte nel 1851 e nel 1860.

Accordata da Francesco II la costituzione, il Vacca fu compreso nell’amnistia generale e richiamato con dispaccio telegrafico, ebbe offerto il portafoglio della giustizia, ch’egli, non fidando in quel governo, credè dover rifiutare. Espulsa la dinastia, il Vacca acconsentì ad accettare dalle mani del Dittatore, che inaugurava il governo costituzionale di Vittorio Emmanuele II, l’ufficio di procuratore generale della suprema Corte di giustizia.

Il cavaliere Vacca, decorato dell’ordine Mauriziano, fu inalzato alla dignità di senatore con decreto del 20 settembre 1860.

In questo allo consesso egli ha avuto l’insigne onore di essere eletto a vice presidente, e si è già fatto notare come abile e diserto oratore.





Nato in Pisa nel 1800, da quel marchese di San Marzano che fu per lungo tempo ministro della guerra in Piemonte, e dalla marchesa Cinzano-Rodi, studiò legge all’università di Torino, laureossi nel 1820, nel 1825 entrò nella carriera diplomatica come addetto alla legazione di Vienna.

Promosso nel 1828 a segretario d’ambasciata in Madrid, tornò poscia col medesimo grado in Vienna ove rimase fino al 1854.

Venne allora inviato in qualità d’incaricato d’affari in Monaco di Baviera, fu quindi assunto a ministro e mandato ad Aja presso il re d’Olanda nel 1838. — Nel 1841 fu ministro a Napoli fino al 1847.