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fine d’agosto, epoca in cui la mutata fortuna delle armi rese necessaria una mutazione delle persone del governo.

Tornò allora il Gioja in patria, ove potè fermarsi alquanti mesi, finchè, ripristinata completamente, dopo la funesta battaglia di Novara, la dominazione borbonica, ebbe dal duca Carlo III intimazione perentoria di abbandonare i ducati.

Da quell’epoca prese stanza fissa in Piemonte, ed il dì 7 luglio 1849 fu chiamato a sedere in qualità di consigliere ordinario nel consiglio di Stato. Poco tempo di poi fu eletto deputato dal collegio composto dei mandamenti di Alasio, Loano e Pietra; ma non potè conservare il mandato, attesochè il suo nome, nel sorteggio ch’ebbe luogo tra gli impiegati eccedenti il numero consentito dalla legge, fosse degli esclusi.

Il 22 marzo 1850 il Gioja fu elevato alla dignità di senatore del regno.

Nel novembre del medesimo anno fu incaricato di reggere il ministero della pubblica istruzione, restando in codesto ufficio fino al 21 ottobre dell’anno successivo.

Chiamato nel 1852 alle funzioni di presidente del consiglio superiore di sanità, fu più tardi nominato membro ordinario del consiglio superiore d’istruzione pubblica. Per ben due volte la cittadinanza torinese lo ha chiamato a far parte del consiglio municipale. Ricevuta per decreto, in data 11 ottobre 1852, la commenda dei Santi Maurizio e Lazzaro, il Gioja continua ad esercitare tuttora e in seno al consiglio di Stato e al senato del regno una ben meritata influenza, prendendo sovente la parola quando si agitano le importanti questioni di riforme legislative e di pubblica istruzione. — Il nostro protagonista ha pubblicato molti e varî scritti, tutti dettati con istile semplice e chiaro, informati da concetti elevati, sopra argomenti legali, morali, economici e di pubblica istruzione, che non ci possiamo trattenere dal rammaricarci non sieno riuniti in un volume, che vedremmo volentieri nelle mani della gioventù italiana.