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essendosi industriati di escludermi dalle nomine, non fecero che meglio assicurare la mia elezione a consigliere comunale di Milano e a gettare le basi della mia elezione politica in uno dei collegi di questa stessa città; onore, a dir vero, troppo grande perchè io possa avere la debolezza di credere averlo meritato. La mia vita politica, del resto, non è cominciata che in Parlamento, dove ciascuno mi può e mi potrà giudicare a suo beneplacito.

«Ella vede quindi che, dal lato politico principalmente, la mia biografia è di un’insignificanza affatto opprimente. Egli è per questo motivo che io non posso approvare il di lei disegno di collocarmi in una galleria qualunque di uomini contemporanei. Per altro Ella faccia quanto stima meglio, e aggradisca ad ogni modo i sensi di distinta considerazione con cui mi professo di V. S.

Devotis. servo

«Avv. Antonio Mosca».


A questa lettera noi aggiungeremo poche parole.

Il Mosca è entrato al Parlamento preceduto dalla fama di sommo oratore. A questa fama ei non è venuto meno, anzi ha aggiunto nuova forza coi discorsi da lui proferiti nelle due sessioni legislative del 1860 e 61. Il Mosca non prende sovente la parola, ma quando lo fa, ei produce una sensazione profonda. Le materie economiche e le giudiziarie gli sono famigliari ad un modo e la sua maniera di ragionarne è quella di un sano, dotto e logico pensatore.





Nato in San Cesario, provincia di terra d’Otranto, nel 1818, da Pasquale e Francesca Caraffa, ha studiato dapprima in Lecce, indi a Napoli, ove si laureò in legge nel 1844.

Dal 1847 egli si mise a dettare lezioni private di diritto civile, e in quel mezzo ebbe occasione di svilup-