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quindi di direttore degli Asili e scuole infantili di carità, ei di buon grado l’accettò, e con una solerzia e una costanza delle quali dee sapersegli grado infinito, si applicò per ben quindici anni a sorvegliare e promuovere l’istruzione nelle classi bisognose.

Valendosi della sua dimestichezza col duca Carlo Lodovico di Borbone, volle tentare d’indurlo a sentimenti patri e liberali, col lontano scopo di crearne forse un re costituzionale d’Italia; ma dopo un certo tempo ebbe ad accorgersi esser fatica gettata la sua, e dovette anzi finire col ritirarsi affatto di corte.

Nel 1847 vide la fusione del piccolo ducato Lucchese nella maggior famiglia toscana con compiacimento, avvegnachè gli sembrasse l’attuazione di un principio di riunione delle sparse membra d’Italia.

Eletto capitano nella guardia civica nel 1848, e contemporaneamente maggiore della guardia universitaria, sostenne questo grado fino allo scioglimento di detta guardia, decretato nel maggio 1849.

Si fu pure in quel medesimo anno che il Sinibaldi venne chiamato a far parte del municipio Lucchese, del quale fu sempre uno dei membri fino al 1859, in cui venne eletto a gonfaloniere della città e del comune di Lucca, carica ch’egli tuttavia sostiene con molto decoro suo ed utile del paese.

Il distretto di Borgo a Mozzano, nella provincia lucchese, il scelse a sud deputato presso la grande Assemblea del regno italiano.





È nato in Bronte, provincia di Catania in Sicilia, nel 1803, da Vincenzo e Francesca Saita.

Allievo del collegio di Bronte, si recò da questo all’università di Palermo, ove si laureò in legge nel 1826, essendo da notarsi che mentre egli seguiva il suo corso universitario, ebbe occasione di guadagnarsi