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provvisorio istituito in Bojano, e ciò non senza grave pericolo, mentre, come ognun sa, gli sgherri borbonici scendevano dagli Abbruzzi, e ajutavano in quell’orribile modo, che eccitò l’indignazione di tutta Europa, la reazione in Isernia.

Nominato poscia dallo stesso dittatore Garibaldi a comandante supremo delle guardie nazionali nel proprio comune e poi di quelle del distretto d’Isernia stessa, sedò il movimento reazionario in quest’ultima città e suo distretto, nonchè in quello di Guardia-Regia.

Non è meraviglia che sì eminenti servigi designassero il Pallotta ai suffragi de’ suoi concittadini per la elezione di deputato al Parlamento nazionale.





Discendente da una delle più antiche e nobili famiglie d’Italia (i Pepoli furono signori di Bologna nel medio-evo), il marchese Gioacchino Napoleone è figlio al marchese Guido Taddeo e alla principessa Letizia Murat, figlia dello sventurato re Gioacchino.

Egli è nato il 10 ottobre del 1825 in Bologna.

Fin dai più teneri anni il Pepoli mostrò generosi spiriti e nutrì singolare amore allo studio, occupandosi soprattutto di letteratura, e producendo alcuni lavori drammatici, accolti con favore sulle scene italiane.

La sua vita politica incominciò nel 1846, quando, morto Gregorio XVI, mentre la sede era vacante, venne formulata una petizione onde chiedere riforme. Di tal petizione il giovine Pepoli fu non solo uno dei promotori, ma di persona recossi nei pubblici caffè e nei più popolosi ritrovi onde far sì che la convalidassero numerosissime sottoscrizioni. Che anzi ci sembra non inutile ricordare a tal proposito come il commissario straordinario pontificio monsignor Savelli, avendolo chiamato a sè ed ammonito onde si astenesse da tali brighe, il nostro protagonista ebbe a rispondergli con