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Il Parlamento, minacciato d’esterminio dallo bajonette della soldatesca straniera, protestò altamente contro quell’atto di cieco ed incorreggibile dispotismo; ora quella protesta coperta di firme, e che portava in sè la condanna a morte di tutti coloro i quali l’aveano sottoscritta, fu consegnata nelle mani del nostro protagonista, ch’ebbe a sfidare non pochi e gravissimi pericoli, onde religiosamente conservarla.

Rifugiatosi il Romeo sulla flotta francese, partiva con cinque altri compagni il giorno 18 a sollevare le Calabrie. Risposero pronte al patriotico appello quelle generose provincie, e fu in esse istituito un governo provvisorio, di cui prima cura fu proclamare spezzato per sempre il vincolo col Borbone, ed invitare il Parlamento a riunirsi in Cosenza, tanto più avendo esso Parlamento dichiarato: sciogliersi, perchè costretto dalla forza brutale, ma per tornare a riunirsi dove ed appena il potrebbe. Ma fidandosi pur troppo allo dichiarazioni di fedeltà al giurato Statuto di re Ferdinando, la Camera dei deputati, invece di scegliere Cosenza a luogo di suo seggio, tornò a radunarsi in Napoli e la rivoluzione Calabra cadde essa pure indi a poco.

Stefano Romeo, recatosi dapprima a Roma, passò in Toscana ove offerse l’opera sua al generale d’Apice che ben volentieri accettolla. L’entrata dei Tedeschi lo costrinse a partire da Livorno, e non essendogli stato permesso sbarcare a Civitavecchia, ei si portò a Costantinopoli.

Il governo napoletano diresse sì vive ed instanti domande di estradizione, appoggiate dall’Austria e dalla Russia, a riguardo del Romeo, che senza la protezione accordatagli dall’ambasciatore inglese, per opera dell’inviato sardo barone Tecco, sembra che la Porta sarebbesi indotta a consegnarlo. Allora il nostro protagonista venne giudicalo in contumacia, ed era tale la foga colla quale i tribunali criminali dell’ex regno giudicavano e condannavano, che il Romeo da diverse gran corti, situate ai due opposti limiti dello Stato, venne sentenzialo a morte per fatti imputatigli, e ch’egli avrebbe compiuti nel tempo istesso, in due località tanto l’una dall’altra distanti.