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mezzo di farlo; il Ferracciu non solo rimase al suo posto, ma con ogni maniera si adoperò a render meno esiziali i danni del terribile morbo. Il governo, poscia, quale attestato di patria benemerenza, fregiava il Ferracciu, insieme al Sotgiu, al Pompejano e ad altri pochi, della croce Mauriziana. Non credette il nostro protagonista di dover accettare tale onorifica distinzione, asserendo essergli bastevole premio la coscienza di aver operato il proprio dovere. Questo di lui rifiuto d’uopo ci è notare come non venisse da tutti gli amici stessi del Ferracciu approvato, avvegnachè lo si giudicasse dettato da uno spirito d’opposizione per avventura troppo superbo e sistematico.

Noi riserberemo il nostro giudizio, e finiremo col dire che l’avvocato Ferracciu è senza contrasto uno dei notevoli oratori che possiede il Parlamento italiano. Il di lui ragionare è logico e stringente, la parola facile e adorna; ma la sua non troppo ferma salute gl’impedisce di farsi udire sovente.




SCHIAVONI NICCOLA

deputato.


È uno dei martiri della tirannide borbonica.

Nato in Manduria nella Puglia nel marzo del 1818 da Tommaso e da Carmela Casistimo, studiò in Napoli fino al 1847, abbandonando questa metropoli giusto sul bel cominciare dei grandi avvenimenti politici di quell’epoca. Siccome però era legato dai vincoli della più stretta amicizia coi principali fautori di quelli, così prese parte, ed ampia parte, ai moti che accaddero nella nativa provincia dopo la catastrofe del 15 maggio 1848.

Arrestato in Lecce, addì 13 settembre, insieme a due suoi fratelli, Giovanni e Vespasiano, dopo aver sofferti due anni di durissimo carcere fu condannato a 30 anni di ferri, e tradotto prima al bagno del Carmine in Napoli, fu trasferito dappoi in quello dell’isola di Procida, daddove il 9 gennajo del 1852, insieme al barone Poerio, a Michele Pironti, a Niccola Nisco, a Vincenzo