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Liberato dai pedagoghi e dal male, si pose a studiare da per sè e ne trasse profitto.

Nel 1827 il Ricciardi in compagnia de’ suoi genitori, fece il suo primo viaggio, visitando tutte le primarie città d’Italia, e avvicinando dappertutto le persone le più notevoli in fatto d’arti e di scienze. Rientrato nella città nativa incominciò a soddisfare il bisogno della produzione, digià ben possente in lui, col fondare il Progresso delle scienze, delle lettere e delle arti, rivista bimensile, destinata a surrogare l’Antologia di Firenze. Questa rivista rimase, e benchè passata in altre mani, visse fino al 1848.

Nel 1832 nuovo viaggio del nostro protagonista, che si prolunga oltre un anno e che si estende alla Svizzera, alla Francia, al Belgio, alla Germania e all’Inghilterra, e durante il quale egli avvicina tutti i più illustri personaggi d’Europa, e tra gli altri a Londra il principe Luigi Napoleone, attuale imperatore dei Francesi. A Parigi dette alla luce il suo primo componimento poetico, non privo d’ispirazione e di vigore, la Canzone alla Libertà.

Tornato in patria, il Ricciardi incominciò ad entrare nella sua vera e consentanea carriera, quella delle cospirazioni. Arrestato nel 1834, non fu reso libero che dopo otto mesi di prigionia; le prove mancarono. Durante tutto il tempo che rimase in carcere, non si ristette un istante dallo studiare e dallo scrivere; uscitone deliberossi ad esulare, disgustato qual era per le persecuzioni mossegli contro dal governo, e più perchè si era trovato modo di spogliarlo della direzione della rivista il Progresso.

Prima di partire però egli fu vittima di un inaudito abuso di potere, che mostrerà a qual segno arrivasse il dispotismo e l’arbitrario sotto il paterno regime dei borbonici in Napoli. Avendo il nostro protagonista scritto una lettera assai risentita sulle vessazioni da esso sofferte al generale marchese Del Carretto ministro di polizia, questi il fece tradurre nel manicomio, ore il tenne per ben venticinque giorni racchiuso.

Recatosi in Francia, il Ricciardi vi restò poco dapprima, giacchè si portò in Ispagna, ove malgrado il suo