Pagina:Camerini - Donne illustri, 1870.djvu/70

Da Wikisource.
62 Donne illustri.


trati in casa mia et condotta via la fig.la in casa soa e poi strabalzata (cioè passata da un luogo all’altro per nasconderla) et rubbata con grandiss.a offesa et vgogna di tutta casa mia.» Con queste parole il nobile Bartolomeo narrando il ratto della sua unica figlia Bianca, commesso da Piero Bonaventuri, che in Venezia teneva le ragioni al banco dei Salviati, chiedeva al Consiglio dei Dieci fossero banditi i rapitori con la taglia solita e che la figliuola fosse ritornata e riposta in un monastero di Venezia.

Pare di sentire la querela di Brabanzio nell’Otello di Shakespeare, e schiamazzar coloro che gli diedero avviso del ratto. Bianca però non era una Desdemona, e l’Otello fiorentino appena un Cassio. Anzi, dicono la rapisse per gola della ricca eredità che a lei si aspettava. Ella non fu riposta in un monastero, ma fuggì a Firenze con l’amante, al quale trovò presto un illustre compagno. Francesco Medici, figlio ed erede succedituro di Cosimo I, la prese a proteggere. Fece pratiche a Venezia perchè si revocasse il bando uscito contro di lei e le fossero restituiti i seimila ducati che ella aveva eredati dalla madre e che le si erano sequestrati. Non ottenne nulla; tutta quella nobiltà si teneva offesa del ratto, e mostrava sdegno implacabile del peccato. La Grimani, seconda moglie di Bartolomeo, imperversava più che mai; Bartolomeo crescea la taglia di suo; e il patriarca di Aquileia, un Grimani, vi sopraccresceva i suoi fulmini spirituali. Il solo che pagò il fio nel luogo della colpa fu il zio del Bonaventuri, morto in carcere di petecchie. Bianca, bellissima, armata di vezzi, di lusinghe, di fallacie e di una certa facondia, allacciava sempre più stretta-