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94 Donne illustri. — Irene da Spilimbergo.


po, e passando da una stanza temperata, ove dormiva, in un’altra esposta al freddo ed al vento, e molto spesso aprendo la finestra nel cominciare ad apparir l’alba, e non essendosi dalla mattina insino alla sera levata da quella fissa intenzione di copiar alcune cose, acciocché l’esempio (la copia) non fosse di niuna parte lontano dall’esemplare, infermò di un’ardentissima febbre accompagnata da acutissimo dolor di testa. Questa infermità fu chiamata da alcuni medici petecchie, da altri semplice febbre, da alcuni postema generata nella testa. Or, fosse qual si volesse la pestifera qualità del suo male, ella nello spazio di ventidue giorni, come virtuosamente era vissuta, così religiosamente morì.

Così fu presto reciso questo bellissimo fiore, quando spiegava tutta la pompa della sua bellezza, la soavità del suo costume, e la felicità del suo ingegno: ristorata in qualche parte della maggior gloria che le fu invidiata da morte, per la bellissima vita che ne scrisse l’Atanagi e fu come riconsacrata all’immortalità da quel sicuro e fine giudizio di Pietro Giordani.